ALIMENTAZIONE IN PRIMAVERA SECONDO LA MTC

Alimentarsi in primavera secondo la dietetica cinese

Secondo la Medicina Cinese, l’uomo è un microcosmo immerso in un macrocosmo da cui non può prescindere e col quale deve vivere in armonia. È influenzato dall’ ambiente in cui abita, quindi anche dal mutare delle stagioni e dalle energie prevalenti in ciascuna di esse. La primavera è la stagione in cui si passa dal massimo yin dell’ inverno allo yang che inizia a espandersi. Il movimento di riferimento è il Legno, cui corrisponde l’organo Fegato, che subisce in questo periodo dell’ anno un mutamento energetico, cosi come gli altri organi, ciascuno nella stagione cui è associato. In primavera, l’energia rimasta sopita in inverno emerge in superficie e la dietetica deve adattarsi a questo cambiamento; saranno quindi preferiti gli alimenti diaforetici, quelli dal sapore dolce. L’attività del Fegato è stimolata dalla primavera e deve esprimere liberamente la sua vitalità, come recita il detto cinese “il Fegato teme la compressione “. Per questo motivo, il sapore principe del periodo è il dolce, che rilassa e decontrae; naturalmente, il dolce di cui si parla non è quello del tiramisù o della sachertorte, ma il dolce del riso e dei cereali. Anche la frutta, che è dolce, può essere utile, mentre il sapore acido ha un’ azione opposta a quella che si vuol favorire perché blocca il Qi del Fegato.  Bisogna poi ricordarsi di sostenere e nutrire l’organo che più ha lavorato nella stagione precedente, in questo caso il Rene, col sapore salato moderato.

In primavera, l’alimentazione deve basarsi sui cereali, in particolare orzo e miglio, sui legumi e le verdure, in particolare quelle a foglie verdi, perché dirigono la loro azione in modo spiccato sul Fegato. Fra queste è indicato soprattutto il tarassaco, per le sue proprietà depurative. Sono utili anche bietole, spinaci, cicoria, piselli, soia verde e foglie di menta. Ottima è la carota, capace di mobilizzare bene il Qi e favorire la digestione. Da evitare il pomodoro, perché troppo acido e astringente. Per quanto riguarda gli alimenti di origine animale, sono consigliati i pesci di mare, la carne bovina, e ancor meglio quella suina, per il suo sapore dolce e salato. Poiché la primavera è un momento di risveglio delle energie, occorre rimuovere le scorie dell’alimentazione invernale,  generalmente più ricca e pesante. Per questo motivo, è opportuno nutrirsi con cibi magri e leggeri per non appesantire l’apparato digerente; a tal fine, possono essere di grande utilità i centrifugati di verdura, facilmente digeribili e rivitalizzanti.

LE EMOZIONI IN MEDICINA CINESE

Uno dei temi più affascinanti di cui si occupa la Medicina Tradizionale Cinese sono le emozioni. Fin dai tempi più antichi i cinesi hanno studiato le emozioni e le hanno messe in relazione con i Cinque Movimenti e gli organi ad essi collegati. L’argomento è estremamente vasto e complesso, per cui preciso che questo articolo vuol essere solo una breve introduzione e, possibilmente, uno stimolo all’ approfondimento. Innanzitutto, dobbiamo sapere che in ognuno cinque organi alberga una particolare forma di energia mentale o anima psichica.  Lo Shen propriamente detto è riferito alla mente -Cuore, lo Hun al Fegato, il Po al Polmone, lo Yi alla Milza e lo Zhi al Rene. Lo Shen armonizza le emozioni, governa la coscienza e permette la percezione; lo Shen è precedente allo yin e allo yang, è il fondamento della vita. È conservato nel Cuore e la vitalità di una persona si vede dallo Shen degli occhi. Dallo Shen dipendono intelligenza, consapevolezza e coscienza; esso armonizza e governa il mondo affettivo. Hun rappresenta l’anima eterea ed è legata al movimento Legno, che rappresenta lo yang che cresce, la primavera; poiché si proietta all’esterno, allo Hun è collegato il coraggio. Allo Hun sono legati i sogni e di notte può vagare. Alla morte si disperde fluttuando e torna al cielo, al contrario dell’ anima Po, legata al Polmone e al movimento Metallo, che alla morte torna alla terra. In realtà, Po e Hun sono strettamente legati; come lo yin nutre lo yang e lo yang muove lo yin, così Po e Hun sono opposti ma complementari e inscindibili. Po è anche ciò attraverso cui il corpo ci mette in relazione col mondo esterno. Yi è l’anima della Milza, è espressione del movimento Terra; si potrebbe tradurre sia con idea che con intenzione. Lo Yi fisiologicamente rappresenta il pensiero, si pone perciò al centro di tutti gli altri organi. Infine, lo Zhi, collegato al Rene ed espressione del movimento Acqua. A Zhi vengono associate varie accezioni, ma soprattutto la volontà; spesso viene messo in relazione con lo Yi e considerato una sorta di Yi concentrato. Sono riferiti a Zhi la concentrazione e la stabilità, da cui derivano fermezza, determinazione, volere e decisione.  Alla volontà, intesa come capacità di decidere ed iniziare una certa azione, si sovrappone la capacità di perseguire uno scopo e realizzare le intenzioni.

Ciò di cui abbiamo parlato si riferisce alle cinque emozioni (wuzhi) fisiologicamente in equilibrio energetico. Al Cuore corrisponde la gioia, al Fegato il coraggio, al Polmone la riflessione, alla Milza il pensiero e al Rene la volontà. Ma queste emozioni possono anche esprimere un contenuto patologico. Esse sono innanzitutto un movimento del Qi e la patologia è la conseguenza di un disordine dei movimenti fisiologici del Qi, per cui le emozioni possono colpire Qi, sangue e organi. Per il Cuore e l’anima psichica Shen, l’emozione patologica è l’euforia, una sorta di gioia eccessiva e immotivata, un essere sempre sopra le righe; in genere caratterizza persone iperattive e piene di impegni, che sono agitate internamente, hanno difficoltà a concentrarsi e dormono male. Allo Hun e al Fegato abbiamo associato il coraggio, perché il Legno rappresenta il passaggio dallo yin allo yang, il movimento verso l’esterno; analogamente, si esprime l’emozione patologica, la collera. In questo caso, però, il Qi sale in maniera anomala, eccessiva, e il respiro si fa corto; come causa scatenante, possono esserci anche piccole cose che non vanno per il verso giusto, magari di scarsa importanza, ma destabilizzanti. La collera può essere anche solo un’ insofferenza, ma sempre pronta a scattare. All’anima psichica Po, appartenente al movimento Metallo ed espressione del Polmone, corrisponde la tristezza come emozione patologica; questa si accompagna al dolore, che consuma il Qi e la vita stessa. La stagione di riferimento del Metallo è l’autunno, quando la natura si ritira su stessa e tanti animali vanno in letargo; nello stesso modo, molti esseri umani soffrono di malinconia e di un’ angustia diffusa che è la pena della vita. Queste persone sono inclini al pianto, non hanno voglia di agire e sono preda della depressione. Passiamo all’ anima psichica Yi, appartenente alla Milza e al movimento Terra. Il pensiero in quanto riflessione, momento in cui si elaborano sensazioni e percezioni è frutto di un corretto movimento del Qi, ma se questa funzione è eccessiva, diventa preoccupazione e danneggia il Qi. Ecco allora che il pensiero si trasforma in rimuginazione eccessiva che, a livello somatico, si manifesta con sintomi di oppressione, gonfiore e pesantezza. Infine, abbiamo l’anima psichica Zhi, espressione del Rene e del movimento Acqua. L’emozione patologica collegata è la paura, da non confondersi con lo spavento, che è temporaneo; la paura, invece, non si può risolvere e se diventa grave colpisce lo Shen e indebolisce il Cuore. Mentre lo spavento è la risposta a una minaccia improvvisa e reale, la paura è il timore che possa succedere qualcosa di pericoloso, di quello che può riservarci il futuro, più che di qualcosa di specifico. La paura è uno stato d’inquietudine permanente, l’avere sempre il cuore in gola. La paura può essere sia uno stato di profonda agitazione che si presenta quando una persona cara è in ritardo, che un vero e proprio attacco di panico.

Naturalmente, tutta la parte teorica delle emozioni è di grande utilità per il trattamento delle patologie psichiche, che per la Medicina Cinese non può prescindere dalle pratiche di nutrimento della vita- yangsheng.

25 gennaio 2024

IL CICLO CIRCADIANO IN MEDICINA CINESE

In Cina il giorno non è fatto di ventiquattr’ore , ma di dodici, perché ogni ora è in realtà doppia rispetto alle nostre; il ciclo circadiano di conseguenza copre un arco di dodici ore cinesi. Il Qi, la nostra energia, compie un percorso in questo lasso di tempo che interessa tutti i dodici meridiani principali, sei relativi agli organi e sei ai visceri loro associati. Il giorno non nasce a mezzanotte, come per noi, ma alle tre di notte perché è a quell’ora che l’energia nutritiva (Ying Qi) entra nel meridiano del Polmone per dare inizio alla circolazione nictemerale. Il flusso del Qi negli organi e nei visceri non è uniforme durante la giornata, ma ha punte massime e minime; vediamo come funziona. Dalle tre alle cinque di notte, l’energia del Polmone raggiunge il suo massimo energetico, dopodiché nelle ore successive diminuisce gradualmente fino a toccare il minimo energetico dodici ore dopo, in base alla legge dello Yin e dello Yang. Lo stesso meccanismo vale ovviamente per tutti gli altri organi e visceri. Così, dalle cinque alle sette il massimo energetico sarà raggiunto dall’ Intestino Crasso, dalle sette alle nove dallo Stomaco, dalle nove alle undici dalla Milza, dalle undici alle tredici dal Cuore, dalle tredici alle quindici dell’Intestino Tenue, dalle quindici alle diciassette dalla Vescica Urinaria, dalle diciassette alle diciannove dal Rene, dalle diciannove alle ventuno dal Ministro del Cuore o Pericardio, dalle ventuno alle ventitré dal Triplice Riscaldatore, dalle ventitré all’una dalla Vescicola Biliare e dall’una alle tre dal Fegato. Dopodiché, inizia dal Polmone un nuovo ciclo. Da notare, nella sequenza del ritmo circadiano il rapporto esistente tra organi e visceri; infatti l’organo Polmone è seguito dal suo viscere Intestino Crasso; al viscere Stomaco segue il suo organo, la Milza; poi il Cuore è seguito dal suo viscere Intestino Tenue; al viscere Vescica segue il suo organo Rene, all’organo Ministro del Cuore o Pericardio segue il viscere Triplice Riscaldatore; al viscere Vescicola Biliare o cistifellea segue l’organo Fegato. Quindi lo schema è: organo-viscere; viscere-organo; organo-viscere; viscere-organo, ecc.
Il ciclo circadiano, in Medicina Cinese, è di fondamentale importanza sia da un punto di vista diagnostico che terapeutico. Per esempio, se un mal di testa peggiora generalmente verso la mezzanotte, potremmo valutare un’alterazione circolatoria del meridiano di Vescicola Biliare, perché questo viscere a quell’ora raggiunge il suo massimo energetico. Da punto di vista terapeutico, potremmo lavorare in tonificazione nelle ore di minimo energetico e in dispersione in quelle di massimo.

MEDITAZIONE

Cos’è?

La meditazione è una pratica psicofisica millenaria, tradizionalmente patrimonio delle religioni e delle filosofie orientali, ma conosciuta anche in Occidente.

Sotto il termine meditazione vengono fatte rientrare pratiche molto diverse tra loro, ed alcune sembra proprio difficile catalogarle come meditative in senso classico. Mi limiterò qui a ricordare le più importanti: la meditazione vipassana, quella zen, la meditazione yoga e  la mindfullness.

Vipassana, nell’ antica lingua indiana Pali, significa vedere le cose in profondità, come realmente sono. Si fa risalire direttamente al Buddha e insegna a distinguere ciò che appare da ciò che è, a capire la vera essenza della realtà. Lo scopo della vipassana è lo stesso delle altre forme di meditazione: raggiungere la felicità attraverso l’illuminazione. La meditazione Zen è la versione giapponese del buddhismo Chan, introdotto in Cina dal monaco indiano Bodhidarma (Ta-Mo in cinese, Daruma in giapponese) circa millecinquecento anni prima di Cristo. La leggenda vuole che  Bodhidarma si sia fermato alcuni anni al Tempio di Shaolin dove insegnò ai monaci il buddhismo Chan e le arti marziali. Fu però nel XIII secolo che in Giappone lo Zen si affermò grazie al monaco Eihei Dogen, e da allora caratterizza tutti gli aspetti della cultura del Paese. La meditazione yoga è diversa a seconda delle scuole di appartenenza: Hatha, Ashtanga, Kundalini, ecc. In realtà, il significato originale del termine sanscrito yug è unione dell’ anima con Dio, per cui le tecniche e il loro scopo sono finalizzate a realizzare questa unione, il samadhi, l’estasi. Infine, la mindfulness è una pratica adottata oggi nelle terapia psicologica, mutuata dalla concezione buddhista della mente. Il termine inglese significa consapevolezza di sé, con l’attenzione alla realtà nel momento presente, in maniera oggettiva e distaccata. Come nel buddhismo, per la mindfulness la sofferenza deriva da una falsa visione della realtà, che può essere corretta dalla meditazione. Se il fine ultimo dell’autentica meditazione yoga è l’unione dell’ anima con Dio, la mindfulness è del tutto laica.

Quindi, con lo stesso termine si intendono pratiche molto diverse tra loro. Tuttavia, ci sono effetti comuni molto importanti che possono essere così sintetizzati:

–         La regolazione della produzione di cortisolo, ormone dello stress

–         La riduzione della noradrenalina

–         L’aumento della serotonina

–         L’aumento del testosterone

–         Un rilassamento profondo

Miglioramenti significativi delle pratiche meditative sono stati sperimentati su malattie quali l’aterosclerosi, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione, l’ansia, la depressione, l’asma, il colon irritabile.

Ci sono poi gli effetti psicologici della meditazione, come lo sviluppo della pazienza, la promozione di un atteggiamento non giudicante, lo sviluppo della responsabilità personale, ecc.

La meditazione si è anche rivelata un ottimo strumento di riabilitazione, .a partire dalle carceri.

3 gennaio 2024

2024 ANNO DEL DRAGO DI LEGNO

YI QUAN la boxe della mente

yi quan

yi quan

L’YI QUAN (pronuncia I Ciuen) è uno stile di Gong Fu (Kung Fu) creato dal Maestro cinese Wang Xiang Zhai (1885- 1963) sulla base della sua eccezionale esperienza nel campo delle arti marziali.

YI QUAN significa boxe della mente perché questa ha un ruolo fondamentale nell’allenamento; un altro nome dato a questo stile è DA CHENG QUAN (pronuncia Ta Chen Ciuen), che significa la boxe del grande compimento, per indicare un livello di efficacia che si avvicina alla perfezione. Gli stili di Gong Fu cinesi si dividono in esterni ed interni; gli esterni basano l’allenamento e l’efficacia sulla potenza fisica, gli interni sulla coltivazione dell’energia che scorre nei meridiani, che procura una forza di natura diversa da quella muscolare. Appartengono agli stili interni arti marziali come il TAIJI QUAN (T’ai Chi Chuan), il XING YI QUAN e il BAGUA ZHANG. Agli stili esterni tutte le altre forme di Gong Fu.

La pratica dell’YI QUAN potrebbe a prima vista ricordare il QI GONG, la ginnastica energetica della Medicina Tradizionale Cinese, ma non è così. Questa forma di Gong Fu è un sistema a sé stante e si basa in gran parte su un insieme di posizione statiche chiamate Zhang Zhuang, che potremmo tradurre del “palo eretto “ per indicare il radicamento che permettono di creare. L’ YI QUAN si compone di pratiche per la  salute (Yangsheng Zhuang) e pratiche per la preparazione al combattimento (Jiji Zhuang). Gli effetti della pratica dello Zhang Zhuang sulla salute sono veramente strabilianti, soprattutto per noi occidentali ai quali sembra incredibile che si possano curare efficacemente malattie importanti stando semplicemente immobili in una particolare postura; eppure, l’esperienza ha dimostrato che la pratica dello Yangsheng Zhuang ha risolto disturbi come la tracheite, malattie dello stomaco e dell’intestino, l’epatite, malattie cardiache, ipertensione, neuroastenia, artrite, reumatismi e varie altre patologie importanti. Gli esercizi di Zhang Zhuang sono stati introdotti con ottimi risultati negli ospedali cinesi fin dagli anni ’50. Se i pazienti non sono in grado di praticare in piedi, lo fanno seduti o, se ancora troppo deboli, in posizione sdraiata.

Per quanto riguarda l’arte marziale, la pratica dell’YI QUAN – DA CHENG QUAN si compone di varie fasi:

1) le posture (Zhang Zhuang);

2) la coltivazione della forza elastica interna (shi-li);

3) gli spostamenti (bu-fa);

4) l’emissione della forza esplosiva (fa-li o fa-jing);

5) l’emissione del suono (shi-sheng);

 

6) le tecniche di spinta (tui-shou);

 

7) la preparazione al combattimento istintivo (san-shou);

8) la danza dell’energia (jianwu). L’unicità delle caratteristiche dell’YI QUAN e il ruolo essenziale del lavoro della mente, sia per la pratica dello Yangsheng Zhuang che per dello Jijizhuang, fanno di questo stile di Gong Fu uno dei più efficaci in assoluto per il combattimento. Inoltre, il rilassamento fisico e la ricerca della pace interiore sono aspetti fondamentali di questa disciplina.

SPORT DA COMBATTIMENTO O ARTI MARZIALI?

Spesso queste definizioni vengono usate in modo intercambiabile, ma si riferiscono a pratiche caratterizzate da una filosofia molto diversa. Gli sport da combattimento sono, come dice il termine, degli sport, mentre le arti marziali dovrebbero essere espressione di una forma d’arte avente per oggetto il combattimento.

Sono sport da combattimento il pugilato, la lotta greco-romana, la savate francese, la kickboxing, la capoeira,  il jujitsu brasiliano e altre pratiche occidentali, anche se in questa categoria rientrano attività come il taekwondo coreano o la muay thai tailandese. Alcune tradizionali arti marziali giapponesi come il judo o il karate sono da anni sempre più caratterizzate da gare sportive. Fra gli sport da combattimento possiamo senz’altro annoverare la MMA (Mixed Martial Arts), mentre l’israeliano Krav Maga è un sistema di difesa personale efficace e diretto che mira a risolvere rapidamente un’aggressione. Ciò che tutte queste discipline hanno in comune è l’utilizzo della forza fisica nelle tecniche, per cui l’allenamento si basa sul potenziamento muscolare tramite l’uso dei pesi, sulla corsa, sul saltare la corda per rinforzare la funzionalità di cuore, polmoni ecc.

Diverse sono le arti marziali orientali, cinesi in particolare. Il vasto mondo del Wushu, meglio conosciuto come Kung Fu o Gong Fu, comprende discipline cosiddette esterne, che si  basano cioè sulla potenza fisica come quelle occidentali, e discipline interne, dove si coltiva l’energia interna o QI. Tra le prime possiamo annoverare ad esempio lo Shaolinquan, il Bajiquan, il Meihuaquan, l’Hongquan e il Tanglangquan.

Le arti interne usano invece l’energia ottenuta con particolari esercizi che non si servono di attrezzi, ma sono basati su posture e movimenti lenti che potenziano il QI che scorre nei meridiani. In questo tipo di allenamento, fondamentale è il ruolo della mente, che spesso significa andare oltre la calma per visualizzare particolari situazioni e sensazioni nelle quali immedesimarsi. Tre sono le classiche arti marziali definite interne: il Taijiquan, lo Xingyiquan e il Baguazhang. In queste discipline è forte l’influenza della filosofia taoista; nel Taijiquan  essa è data dal rapporto tra Yin e Yang, nel Xingyiquan dai Cinque Movimenti, nel Baguazhang dagli Otto Trigrammi. Nella cultura cinese, esiste uno stretta connessione tra arti marziali, filosofia e medicina tradizionale, purtroppo inesistente in Occidente, dove anzi questi aspetti  sono lontanissimi gli uni dagli altri. Grazie a tale legame, il sincero ricercatore ha l’occasione di operare su di sé una profonda trasformazione psicofisica e culturale. Attraverso gli esercizi propedeutici del Qigong, lo studio delle tecniche e degli effetti sulla salute che esse producono, il praticante migliora sensibilmente il suo stato di benessere, acquista sicurezza in sé stesso e nei rapporti con gli altri. Inoltre, dovrebbe essere in grado di conoscere e applicare le basi dell’ autodifesa. Ho usato il condizionale perché non sempre questo aspetto viene curato; spesso, l’insegnamento del Taijiquan in particolare, si basa sullo studio della “forma”, cioè della sequenza di movimenti tra loro concatenati che ne è l’ossatura, senza dare il dovuto peso alle applicazioni marziali e al tuishou, la “spinta con le mani”, che del Taijiquan è parte integrante. In questi casi, la disciplina assume l’aspetto di una danza anche molto bella ed elegante da vedere, ma priva del fondamentale contenuto energetico e marziale. La forma, tradizionalmente ritenuta importante, fu invece eliminata dal grande Maestro Wang Xiangzhai, fondatore dell’ Yiquan. Egli fuse mirabilmente l’essenza delle tre discipline interne togliendo da ciascuna la forma; ne è risultata un’ arte marziale estremamente efficace sia in combattimento che come pratica di salute. Base essenziale dell’ allenamento sono le posizioni Zhang Zhuang o del “palo eretto “, che si abbinano a specifiche visualizzazioni che potenziano grandemente l’energia interna e la forza esplosiva.

Vorrei chiudere queste note sulle arti marziali orientali con una riflessione su alcune discipline giapponesi. In esse non troviamo la coltivazione di pratiche del tipo Zhang Zhuang, ma troviamo il concetto di Ki, che molti identificano col QI cinese, ma che, a mio avviso, ha un significato che va al di là dell’ energia interna del corpo e assume una dimensione culturale molto più ampia. Il ruolo rivestito nelle discipline cinesi dal Taoismo, è svolto nelle arti marziali giapponesi dalla filosofia Zen; essa ci rimanda a un lontano ma decisivo legame tra India, Cina e Giappone; non dimentichiamo infatti che il termine giapponese zen è la traduzione del cinese Chan, che definisce il buddhismo introdotto dal monaco indiano Bodhidarma (Ta-Mo in cinese) duemilacinquecento anni fa. La filosofia Zen impregna di sé la cultura, la storia e la civiltà del Giappone; la ritroviamo nella Cerimonia del tè (C’ha no Yu), nella Via dei fiori (Kado), più nota come Ikebana, nel giardino tradizionale (Karesansui), e ovviamente , nelle arti marziali. Pensiamo soprattutto alla storia dei Samurai, alle loro regole di vita e d’onore, e alla Via della Spada. Oggi, questa trova applicazione nello Iaido (l’arte dell’ estrazione della spada), nel Kenjutsu (l’arte della spada) che utilizza una katana di legno e nel Kendo (la Via della Spada), che in quanto Via (Do) racchiude il percorso spirituale del praticante. Vorrei infine citare un’ arte meno conosciuta ma non meno importante, il Kyudo, il tiro con l’arco o, più correttamente, la Via dell’ Arco. Anche qui lo spirito Zen è fondamentale.

In conclusione, gli sport da combattimento possono essere indubbiamente una scelta di vita che, come in molte occasioni il pugilato, salva i giovani dall’ intraprendere una strada sbagliata che può costare cara. Le arti marziali orientali, in particolare cinesi e giapponesi, costituiscono un percorso culturale estremamente formativo che racchiude in sé delle filosofie e delle civiltà millenarie, certo lontane dalle nostre, ma per questo portatrici di una nuova, preziosissima ricchezza.

27 dicembre 2023

DIETETICA CINESE

Rafforzare il sistema immunitario

La Medicina Tradizionale Cinese ha almeno 3000 anni e quindi un’esperienza collaudata come nessun’altra. In questa sede, vorrei parlarvi di come possiamo rinforzare le difese immunitarie in un momento difficile per la salvaguardia della nostra salute. Dopo un primo momento di isolamento di Wuhan, il Governo Cinese ha cominciato a trattare tutti i pazienti aventi un’infezione accertata con la […]

Ma cos’è il tai chi?

Viviamo ormai in una realtà e in una cultura cosmopolita, in cui le nostre orecchie sono sempre più abituate a sentire termini esotici legati agli ambiti più disparati, dalla cucina alla musica, fino alle attività fisiche. Ormai da generazioni sentiamo parlare di arti marziali e i nomi che subito ci vengono alla mente sono karate, judo e kung fu, complice anche una cospicua produzione cinematografica. Dal mondo delle discipline del benessere invece abbiamo un nome che da decenni spicca su tutti: lo yoga. Negli ultimi anni, da questi due mondi, continuano ad emergere altre discipline che arrivano finalmente ad una maggiore notorietà in Italia e nel mondo occidentale in genere.

Tra queste troviamo il tai chi chuan (o taiji quan a seconda della trascrizione). Ma cos’è il tai chi?

Non è una domanda così scontata. Quando mi capita di farne menzione con amici, conoscenti o persone potenzialmente interessate c’è spesso molta confusione su molti punti: “Dai, è quella specie di yoga giapponese o cinese!”, “Ah ma è quella roba dove si balla lenti!”, “Ma è come il karate, no?”.

Cerchiamo di fare chiarezza in maniera molto semplice.

Anzitutto il tai chi è una disciplina cinese, le cui origini vengono convenzionalmente legate alla figura leggendaria di Zhang Sanfeng, monaco presumibilmente vissuto tra il 12° ed il 13° secolo, anche se si è sempre più convinti che in realtà già da molti secoli venisse praticata un qualcosa di molto simile al tai chi. Nei secoli si è quindi sviluppato dando vita a differenti stili: tutti con fondamenti comuni, ma con differenze nelle tecniche e nelle posizioni.

Il nome tai chi chuan viene tradizionalmente tradotto come “lotta (o boxe) della Polarità Suprema”. Ovvero? Niente panico, è più semplice di quanto sembra. Partiamo da chuan che significa lotta: ciò ci fa subito comprendere che stiamo parlando di un’arte marziale. Tai chi invece è un concetto che ormai tutti conosciamo, ma che erroneamente chiamiamo in modo diverso. Il tai chi, infatti, non è altro che il nome del simbolo dello yin e dello yang: il cerchio con una metà bianca ed una nera. Il concetto che sta alle spalle di tale immagine è un po’ più complesso di quello che spesso si interpreta. La sua definizione si ritrova nella filosofia taoista, sulla sua visione cosmogonica e sull’antichissimo libro “Classico dei Mutamenti” (conosciuto anche col nome di “I Ching” o “Yi Jing”), pilastro di tale filosofia.

“Un’arte marziale? Ho letto bene?”. Sì, il tai chi chuan nasce dalla fusione di arte marziale e pratiche di lunga vita. In questo modo il lavoro che il praticante fa sul proprio corpo è a tutto tondo. Uno degli aspetti affascinanti e proprio questo: dare la possibilità a chi pratica di sviluppare più aspetti assieme. Il tai chi infatti lega insieme una sequenza di movimenti lenti e armoniosi, il cui insieme viene definito forma: tale successione non è altro che un insieme di tecniche marziali. L’allievo impara a conoscerle e può decidere anche di non svilupparle, purché sia consapevole della loro presenza.
Giusto per puntualizzare: anche se l’esecuzione della forma è lenta, è ovvio che chi allena il tai chi come arte marziale non tiri pugni con la stessa rapidità di un bradipo.

Il resto della componente di questa disciplina è quello legato al benessere e alle cosiddette “pratiche di lunga vita”: ginnastiche di origine taoista con dei concetti legati alla Medicina Tradizionale Cinese. Infatti i praticanti troveranno dei miglioramenti in diverse regioni del corpo: articolazioni, muscolatura (no, non vi farete venire la tartaruga col tai chi), equilibrio, postura, sistema cardio-respiratorio, sistema nervoso, eccetera. I risultati si hanno già dopo qualche mese di pratica, provare per credere. Sarà uno sviluppo progressivo ma costante: le gambe più forti, la schiena e il collo meno doloranti del solito, le articolazioni più sciolte, lo stress che cala, il sonno che migliora. A testimonianza di ciò invito anche ad una ricerca online su alcuni studi condotti da varie università che hanno dimostrato l’efficacia e i benefici del praticare tai chi.

Infine concludo che non ci sono vincoli di età per iniziare a praticare. La maggior parte di immagini che oggi abbiamo sono di anziani cinesi che la mattina presto si ritrovano nei parchi cittadini per condividere il tempo insieme praticando.

Spero che questo articolo abbia aiutato ad avere un’idea più chiara di cosa sia il tai chi chuan. Leggete, spulciate YouTube, informatevi su internet, ma se veramente volete comprendere cosa sia questa disciplina venite a fare lezione, praticate e lasciatevi trasportare in questo mondo, ne varrà la pena.

Buon viaggio e buona pratica.